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il borgo medievale di castagneto carducci

il borgo medievale di castagneto carducci

La campagna castagnetana ha scoperto negli ultimi anni, quasi per caso, di essere diventata la capitale del turismo all'aria aperta. Nella classifica delle località turistiche più vivibili, stilata dalla Legambiente, Castagneto Carducci è risultata la prima in Toscana e la terza a livello mondiale; per ben sei volte negli ultuimi dieci anni Castagneto Carducci è stata Bandiera Blu, riconoscimento attribuito dalla CEE alle località balneari con i servizi più efficienti e il mare più pulito.
Anche se il territorio è ricco di reperti dell’epoca etrusco-romanica, il nome di Castagneto comparve per la prima volta nell’atto di donazione dei beni al monastero di San Pietro a Monteverdi redatto il 6 luglio 754 d.C. da Walfredo di Ratcauso.
Il toponimo deriva da "castaneam" ed è quindi legato alle risorse locali. E’ però strano il fatto che oggi la superficie a castagno sia esigua e che anche l’alimentazione a base di castagne e’ sempre stata poco diffusa. La spiegazione più plausibile è che il castagno fosse usato non per i suoi frutti, ma come legname da carbone e da forno siderurgico.
Castagneto è il luogo del territorio Comunale più anticamente citato, ma non se ne conoscono i limiti territoriali, né si sa come secoli dopo ricomparve tra i possedimenti dei Conti di Donoratico. La popolazione fu sempre in lotta con i Della Gherardesca per il godimento degli usi civici.
Nel 1778 una sentenza assegnò la proprietà del territorio ai Conti e gli usi civici ai castagnetani; solo nel 1788 alla popolazione per la prima volta fu concessa la proprietà terriera.
Negli anni successivi i contrasti comunque si acuirono al punto che nel 1847 scoppiò una rivolta totale che convinse il Granduca Leopoldo II a concedere le “preselle” e altre rivendicazioni minori.
Sul piano urbanistico, Castagneto, accanto ad alcune vecchie o nuove proprietà private, in parte consolidatesi a fine 700, estese il suo abitato prima nei dintorni del mitico borgo, poi nelle zone sottostanti degli Orti, di Fontanella, di Costia ai Mandorli, della Casina e del Biancuccio.
In quanto al nome, l’antica contea rimase col tempo “LA TERRA GHERARDESCA”, semplificata in “LA GHERARDESCA”. Ma all’interno di essa avevano preso consistenza piccole comunità: Bolgheri, Donoratico, Castagneto, che Firenze nel 1406 aveva costituito in Comuni autonomi.
Dopo l’unità d’Italia, il paese fu ormai definitivamente battezzato con il nome di Castagneto Marittimo al posto della vecchia “Comunità Della Gherardesca”.
Quando nel 1907 morì Giosuè Carducci il consiglio Comunale deliberò di cambiarne il nome in Castagneto Carducci.
Nel 1926 il paese abbandonò la provincia di Pisa per entrare a far parte di quella di Livorno.
Castagneto Carducci è un piccolo borgo adagiato sulla sommità della collina su cui domina il Castello dei Conti della Gherardesca, un tempo circondato da mura. Il castello e la Chiesa di San Lorenzo costituiscono il nucleo originario del centro abitato.
Intorno al Castello, che nella sua lunga storia subì numerosi rifacimenti, al pari della chiesa parrocchiale la cui edificazione risale probabilmente al Mille, si è sviluppato il centro urbano secondo uno schema di anelli concentrici che danno vita ad un sistema di strade, vicoli e piazzette.
L’attuale municipio, divenuto sede del Comune nel 1849, era stato usato, a partire dal 1716, come sede del palazzo pretorio; nella piazzetta retrostante, la Piazza della Gogna, avevano luogo le grida di condanne e l’esecuzione di infamanti pene alla gogna ed alla berlina.
Centro del paese è la via Vittorio Emanuele, che termina su Piazza del Popolo, dietro alla quale si apre una terrazza naturale il cui nome, Piazzale Belvedere, già annuncia il paesaggio che si estende ai suoi piedi.
In questo piazzale prendono vita durante l'anno numerose manifestazioni folkloristiche e turistiche.
Davanti alla Chiesa del Santissimo Crocefisso sorge l'oratorio, dove è conservato il Crocefisso quattrocentesco rinvenuto tra i ruderi dell'antico monastero di San Colombano e oggetto di vivissimo culto locale.

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